Fino al 1969, di sconosciuto c’era soltanto il nome. Nel senso che da tempo si immaginava che nell’Italia romana una qualche strada di una qualche rilevanza percorresse i piedi dell’Appennino marchigiano fino ai primi contrafforti dei Monti della Laga. Mancava il nome, e lo si scoprì proprio nel 1969; ma è una storia lunga, ancora poco chiara, e chi se la vuole leggere la trova cliccando qui.
In ogni caso, il tracciato ascolano della Salaria Gallica nessuno lo conosce con certezza, ma siccome l’uomo ha sempre evitato di farsela complicata e quindi di scavalcare montagne e infilarsi in anfratti e paludi, è possibile che, dalle parti del Fluvione la strada seguisse le rive del torrente e una volta discesa da Croce di Casale si incrociasse con la più famosa Salaria dalle parti di Taverna di Mezzo, o di Taverna Piccinini.
Mio zio mi racconta che prima che mio nonno costruisse la casa che si trova a salire verso la vecchia SS 78 Picena (oggi è la SP237), la strada usciva da Ponte Nativo e girava subito a sinistra, non risaliva subito la costa fino alla fontana, ma seguiva il fiume, visto che gli argini sono molto alti e non c’era pericolo di allagamenti.
In ogni caso, che la Salaria Gallica passasse su Ponte Nativo oppure che salisse a Force e discendesse verso Venarotta e quindi Ascoli, questo era uno degli incroci più importanti della zona perché faceva risparmiare decine di chilometri di strada e soprattutto, perché nessuno doveva costruirlo o manutenerlo… era lì da millenni.
Il fatto che ancora solo pochi metri della strada che porta a Casacagnano (che è comune di Roccafluvione) appartenga al comune di Venarotta pur essendo distante chilometri dal centro del borgo, la dice lunga su quanto fosse importante riscuotere qualche quattrino di dogana dal passaggio di Ponte Nativo.
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