Da dove nasce il Ponte

Da dove nasce il Ponte

Da dove nascono il Fluvione e gli altri torrenti di questa zona? E come si è formato Ponte Nativo? Ecco un apprezzabile lavoro di ricerca che vi consente di capire le dinamiche geologiche non solo di questa zona.

Cliccate sul link qui a lato e buona visione!

La cripta di don Peppe.

La cripta di don Peppe.

Don Peppe Ciabattoni non era di queste parti ma forse proprio per questo si prese tanto a cuore la Chiesa di Santo Stefano. La Chiesa di Santo Stefano, rimane una testimonianza della ricchezza da cui queste zone furono ricoperte quando ricaddero sotto il controllo dell’Abbazia di Farfa; sul web trovate molte notizie su tutto questo complesso: potete partire cliccando qui, se vi interessa approfondire. 

Io, qui, voglio solo raccontare di quando in paese si decise di scavare sotto la chiesa. A don Peppe Ciabattoni (e a mio nonno, che era podestà, all’epoca) si deve il merito di aver riscoperto le stanze della cripta. Che ci fosse la cripta si sapeva, ma una piccola parte serviva da deposito e la restante, la maggiore, era rimasta lì, nascosta, da secoli. Mio zio raccontava che mentre scavavano, non finivano di tirare fuori ossa umane, e molte erano femminili. La cripta, evidentemente, veniva usata come ossario. In Comune (o in canonica) probabilmente si possono avere informazioni su dove le ossa furono messe; probabilmente finirono nell’ossario del cimitero, oggi avrebbero avuto sorte diversa. A don Peppe, pare si debba anche la sistemazione del campanile e di tutta la parte moderna della Chiesa. Se passate di qua, fate un salto a visitare la cripta: oltre ad essere una delle più grandi che ho visto, è anche una delle meglio conservate.

La Salaria Gallica passava di qua.

La Salaria Gallica passava di qua.

Fino al 1969, di sconosciuto c’era soltanto il nome. Nel senso che da tempo si immaginava che nell’Italia romana una qualche strada di una qualche rilevanza percorresse i piedi dell’Appennino marchigiano fino ai primi contrafforti dei Monti della Laga. Mancava il nome, e lo si scoprì proprio nel 1969; ma è una storia lunga, ancora poco chiara, e chi se la vuole leggere la trova cliccando qui.

In ogni caso, il tracciato ascolano della Salaria Gallica nessuno lo conosce con certezza, ma siccome l’uomo ha sempre evitato di farsela complicata e quindi di scavalcare montagne e infilarsi in anfratti e paludi, è possibile che, dalle parti del Fluvione la strada seguisse le rive del torrente e una volta discesa da Croce di Casale si incrociasse con la più famosa Salaria dalle parti di Taverna di Mezzo, o di Taverna Piccinini.

Mio zio mi racconta che prima che mio nonno costruisse la casa che si trova a salire verso la vecchia SS 78 Picena  (oggi è la SP237), la strada usciva da Ponte Nativo e girava subito a sinistra, non risaliva subito  la costa fino alla fontana, ma seguiva il fiume, visto che gli argini sono molto alti e non c’era pericolo di allagamenti.

In ogni caso, che la Salaria Gallica passasse su Ponte Nativo oppure che salisse a Force e discendesse verso Venarotta e quindi Ascoli, questo era uno degli incroci più importanti della zona perché faceva risparmiare decine di chilometri di strada e soprattutto, perché nessuno doveva costruirlo o manutenerlo… era lì da millenni.

Il fatto che ancora solo pochi metri della strada che porta a Casacagnano (che è comune di Roccafluvione) appartenga al comune di Venarotta pur essendo distante chilometri dal centro del borgo, la dice lunga su quanto fosse importante riscuotere qualche quattrino di dogana dal passaggio di Ponte Nativo.