A proposito di diavolerie. Mio padre raccontava spesso che un giorno d’estate di una settantina di anni, fa una coppia di vacche di un vicino di casa (su questi monti, non si usavano i buoi che erano rissosi ed impossibili da controllare) si bloccò col carico in mezzo alla strada. Le bestie lentamente si stesero a terra e non ne vollero sapere di ripartire. Il contadino ne provò di tutti i colori: pungoli, frustate, arrivò ad accendere un fuoco addosso agli animali pur di farli rialzare, ma niente. Intanto la notizia si spargeva per le campagne e cominciava ad arrivare gente anche da lontano.
Visto l’impasse il contadino andò a chiamare mia nonno (la famiglia del contadino aveva grande vicinanza con la nostra) pregandolo di far intervenire mia nonna. Mio padre raccontava che mia nonna si avvicinò alle vacche, ne segnò in qualche modo una che si alzò di scatto, quasi trascinando l’altra; poi segnò la seconda che si comportò allo stesso modo. Il carro schizzò in avanti al doppio della velocità usuale tanto che il contadino fece fatica a trattenere l’impeto delle due bestie.
La cosa più incredibile, però, non fu il fatto di rimettere in movimento due animali stesi a terra da 2 ore, ma ’indifferenza con la quale l’assembramento si sciolse: sapevano che se qualcuno avesse tolto la “nvidia” le vacche sarebbero ripartite, lo davano per scontato. E semplicemente, così fu.