“qui Tetricae horrentis rupes colunt”
I Romani li chiamavano, senza troppi eufemismi, Monti Tetrici, e definivano ‘orridi‘, ‘asprissimi‘, e ‘tristi‘ (che è il plurale di tristo, non di triste) coloro che vi abitavano. Il nome “Sibillini” suona più rassicurante ma le storie che li circondano sono rimaste tetre, almeno quanto la bellezza dei luoghi.
Dopo di me, il diluvio.
Mio padre non sapeva bene che cosa fosse. Era piccolo quando vedeva Pasqualina lavorare, andare avanti e dietro, salire e scendere per coste e balze, con tutta quella roba sulle spalle. Ma sapeva che era cattiva, molto cattiva, come può esserlo una vecchia ingrugnita...
Neanche il fuoco.
A proposito di diavolerie. Mio padre raccontava spesso che un giorno d'estate di una settantina di anni, fa una coppia di vacche di un vicino di casa (su questi monti, non si usavano i buoi che erano rissosi ed impossibili da controllare) si bloccò col carico in mezzo...
Di femmina in femmina.
Fate, Sibille, streghe, fattucchiere, indovine. Tra questi monti non c’è una sola entità che abbia un qualche legame con il mondo metafisico, che non sia di sesso femminile. Vabbè, direte, è il solito collegamento del mistero della vita che si genera nel grembo di...
Fate e piedi caprini.
C’è stato un periodo nella storia dei Monti Sibillini dove tutto è iniziato, una specie di spartiacque che ha diviso la leggenda dalla storia; questo periodo ha a che fare con uno dei protagonisti della nostra Europa e in genere del pensiero occidentale: San Francesco...
“Se cridi alincanti ali sorte e ali sogni…”
San Giacomo ritratto da Carlo Crivelli, suo contemporaneo. L'immagine di copertina, invece, è la parte superiore di un ritratto del Perugino.San Giacomo della Marca è quello che oggi definiremmo un grosso rompiballe, uno di quelli che girava per osterie a controllare...