Ci facciamo una partitella a Maccao?
Come sia finito questo foglio nelle carte di mio nonno, davvero non lo so.
Parla di una rivendita di vino, probabilmente un’osteria che si trovava in una frazione di Roccafluvione, Pedara, che ancora oggi esiste, e anzi conserva una stupenda chiesa fortezza di cui trovate qualche notizia qui, in un mio vecchio post e in un pregevole lavoro di Furio Cappelli che vi consiglio di leggere.
È una di quelle tabelle, che sia appendevano negli esercizi aperti al pubblico (osterie, rivendite di vino, etc.) e che declinavano gli elenchi dei giochi vietati in quell’esercizio. Non che in case private si potessero fare; anzi, si finiva a giocare proprio lì a zecchinetta, ad esempio. Le soffiate, che non erano per niente poche, portavano a perquisizioni ed arresti, non c’era questa grande attenzione per la privacy agli inizi del secolo scorso.
Più spesso i giocatori la scampavano dall’ordine costituito, ma finivano a mendicare per strada, o prendersi a coltellate.
Fatto sta che in questo foglio di 115 anni fa c’ho sbattuto il naso proprio l’altro giorno e la cosa che mi ha colpito di più non è stato l’anno, ma l’elenco dei giochi. Qualcuno lo conoscevo appena, ma altri (Maccao: che diavolo è, per esempio?) non sapevo neanche esistessero.
Vi lascio il divertimento di cercarveli su Internet: ammesso che ne troviate notizia.
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