Da dove nasce il Ponte

Da dove nasce il Ponte

Da dove nascono il Fluvione e gli altri torrenti di questa zona? E come si è formato Ponte Nativo? Ecco un apprezzabile lavoro di ricerca che vi consente di capire le dinamiche geologiche non solo di questa zona.

Cliccate sul link qui a lato e buona visione!

La cripta di don Peppe.

La cripta di don Peppe.

Don Peppe Ciabattoni non era di queste parti ma forse proprio per questo si prese tanto a cuore la Chiesa di Santo Stefano. La Chiesa di Santo Stefano, rimane una testimonianza della ricchezza da cui queste zone furono ricoperte quando ricaddero sotto il controllo dell’Abbazia di Farfa; sul web trovate molte notizie su tutto questo complesso: potete partire cliccando qui, se vi interessa approfondire. 

Io, qui, voglio solo raccontare di quando in paese si decise di scavare sotto la chiesa. A don Peppe Ciabattoni (e a mio nonno, che era podestà, all’epoca) si deve il merito di aver riscoperto le stanze della cripta. Che ci fosse la cripta si sapeva, ma una piccola parte serviva da deposito e la restante, la maggiore, era rimasta lì, nascosta, da secoli. Mio zio raccontava che mentre scavavano, non finivano di tirare fuori ossa umane, e molte erano femminili. La cripta, evidentemente, veniva usata come ossario. In Comune (o in canonica) probabilmente si possono avere informazioni su dove le ossa furono messe; probabilmente finirono nell’ossario del cimitero, oggi avrebbero avuto sorte diversa. A don Peppe, pare si debba anche la sistemazione del campanile e di tutta la parte moderna della Chiesa. Se passate di qua, fate un salto a visitare la cripta: oltre ad essere una delle più grandi che ho visto, è anche una delle meglio conservate.

La forza del fiume verde.

La forza del fiume verde.

Il Castellano è il secondo fiume che bagna Ascoli Piceno (anche se lo chiamano ‘torrente’). Ci arriva dopo aver lambito l’Abruzzo, tra cascate, balze e precipizi. Rude almeno quanto le montagne da cui nasce, forse prende il nome da un altrettanto rude rupe sulla quale si erano fortificati i Longobardi, dando vita ad un gastaldato (l’attuale Castel  Trosino, prime due foto qui a lato), che doveva controllare i duchi di Spoleto, che poi non avevano tutta questa predisposizione a rispettare le direttive dei loro re. Da Castel Trosino, i re longobardi controllavano anche la città di Ascoli Piceno, che non faceva parte del Ducato di Spoleto e che quindi era sottoposta al controllo reale. 

Castellano ci si è chiamato dopo la metà del primo millennio del nostro tempo: prima lo si chiamava Fiume Verde, forse per lo zolfo che usciva dalle montagne da cui il fiume nasceva; ma Fiume Verde lo si è continuato a chiamare anche nel basso Medioevo, tanto che Dante e Boccaccio usavano proprio questa dizione.

Mio padre, che da giovane era vissuto sul Colle San Pietro, nella “Casetta Rossa” (cliccate qui per vedere la localizzazione dei ruderi della casa), un poggio proprio sopra il Castellano, conosceva praticamente solo questo fiume e molto poco il Tronto. Al Castellano ci si andava a prendere l’acqua quando, d’estate, la vena vicino la casa si asciugava; a fare il bagno o a lavare i panni. Erano parecchie centinaia di metri a scendere e altrettante a salire.

Ma il Castellano è stato anche la forza motrice che ha dato vita alla Cartiera Papale, fatta sistemare da Giulio II nel 1512, ma attiva da secoli. Il termine “carta” e rimasto nella toponomastica: Porta Cartara, Borgo Cartaro per finire con lo stesso edificio della Cartiera Papale. La cartiera, in effetti è stato anche molto altro: ne parlerò in un altro post.

La Chiesa-Fortezza nel bosco.

La Chiesa-Fortezza nel bosco.

La incontrate percorrendo la Provinciale 89 ad un chilometro circa dal bivio con la Provinciale 237, quella che va a Comunanza. Le indicazioni ci sono, ma ve le ritrovate addosso se l’andatura dell’auto è sostenuta.

Sulla Chiesa e sulla torre, si è soffermato a lungo Furio Cappelli, un medievalista eccelso, gran conoscitore di questi luoghi: se cliccate  qui, potrete leggere il resoconto del suo lavoro di studio a riguardo. 

Per poterla visitare credo che vi convenga chiedere al Comune di Roccafluvione, visto che la Chiesa, normalmente è chiusa: cliccate qui e trovate tutte le informazioni a riguardo.

A me piace ricordare come questo edificio, come il soprastante borgo di Pedara, rimangano una testimonianza di quale grande importanza abbiano avuto questi luoghi, anche dopo l’uscita dall’orbita farfense. Il diverticolo della Salaria Gallica che saliva a Montegallo era molto trafficato in passato almeno fino al XVI secolo, momento in cui è iniziata una continua e initerrotta decadenza di queste zone. Ancora Furio Cappelli ricorda che Stendhal, nel 1829, mentre si trovava a Roma durante i festeggiamenti per l’Ascensione, descrive i popolani provenienti da Ascoli come catapultati dal 1400: era una condizione in cui erano precipitati dopo l’apertura di nuove frontiere ad Ovest, destino capitato a quasi tutte le zone più remote della nostra Italia.

La ‘gola’ che porta al cielo

La ‘gola’ che porta al cielo

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